[4] Perché ti racconto questa storia?
Alcune cose nascono per insegnare. Altre, semplicemente per essere affidate al mondo e lasciate al vento, che decida lui dove portarle.
Qualche settimana fa, ho cominciato a scrivere una storia— un incontro improvviso con qualcosa di profondo e misterioso. Dopo aver pubblicato i primi tre capitoli, ho iniziato a ricevere lettere da amici.
Alcuni erano profondamente toccati, altri… confusi, spiazzati.
Perché mandi queste missive che non dicono nulla, che non arrivano mai davvero al punto di ciò che hai imparato?
E poi la mia preferita:
Perché sto ricevendo queste frivolezze?
(lett. “drivel“, in inglese)
…quando l’ho letta mi sono spaccato in due dal ridere. Troppo bella.
Forse anche tu provi questa confusione, e non capisci perché stai ricevendo queste email… se è così, resta ancora un po’ con me.
Questo articolo è per te.
Momenti che cambiano tutto
Ci sono momenti nella vita che definiscono chi siamo, momenti che cambiano tutto. Sai di cosa parlo.
La morte di mia madre è stato, senza dubbio, uno di quei momenti. Per alcuni può essere la nascita del primo figlio. Per altri, la prima volta in cui hanno subito un abuso.
I momenti che ci segnano possono essere gioiosi, terrificanti, perfino sconcertanti. Li portiamo con noi—che lo vogliamo o no—a volte come una coperta che ci scalda, altre volte come un peso che non sappiamo bene come posare.
Tre anni fa, ho vissuto un evento spirituale spontaneo. Sì, fu gioioso, ma anche spaventoso, e, senza dubbio, sconcertante. Mi costrinse a riconsiderare tutto ciò che credevo di sapere, mi aiutò a vedere il mondo con occhi diversi e mi diede la forza di aprire le porte del mio cuore in un modo che non credevo possibile.
Cosa ho imparato da questa esperienza?
Qual è stato il grande insegnamento?
Dov’è il “programma in 10 passi per la salvezza spirituale”?
Mi dispiace, non posso dartelo adesso.
Quello che posso offrirti è
la verità che sento dentro,
momento per momento,
l’esperienza che sono
pronto a condividere.
A volte si presenterà così, come questo saggio breve.
Ognuna porterà con sé frammenti di saggezza. Non tutti avranno l’aspetto della saggezza ai tuoi occhi, e non tutti risuoneranno o avranno senso per te.
E va bene così.
Ciò che non tocca oggi, forse germoglierà domani.
E ciò che passa inosservato,
può un giorno tornare
come eco nel momento
più inatteso.
È un modo un po’ meno strutturato, meno ordinato e lineare di quanto sia abituato. Ma è il più autentico, quello che in questo momento sento giusto e vero.
Perché condividere una storia così personale?
È semplice: sento una voce che mi dice di farlo.
Qualcosa al di là di me, che mi guida.
A volte arriva piano, con dolcezza, e resto in silenzio per giorni, anche settimane, senza scrivere una sola parola. Altre volte è una forza violenta che mi sveglia alle quattro del mattino, mi fa ribollire il sangue di uno strano entusiasmo, e non posso far altro che mettere parole sulla carta.
Potrei, certo, decidere di non seguirla. Se ascolto la ragione, non ha alcun senso.
Perché dovrei infliggermi tutto questo?
Perché dovrei rivelare cose intime, personali e vulnerabili, al pubblico?
Non condivido questa storia per un vantaggio economico, né mi aspetto di attirare l’ammirazione e il rispetto dei miei vecchi pari. Anzi, potrebbe succedere l’esatto opposto. Sembra che qualcuno l’abbia già presa male.
Ops.
Allora perché rischiare di espormi a incomprensioni, vergogna, persino al ridicolo, senza alcuna ricompensa apparente?
Da quel giorno, ho iniziato a imparare a lasciar andare il bisogno di controllare tutto, di avere obiettivi ed aspettative per ogni cosa, e ho cominciato invece ad ascoltare la mia intuizione e ad abbracciare l’ignoto.
Ed è davvero difficile per me.
Prima di tutto, perché sono un uomo. Un sapere ancestrale, forse, qualcosa riguardo alla caccia e la conquista del cibo, penso. E poi, perché sono stato condizionato a pensare e agire così per tutta la vita.
Scuole, aziende, istituzioni—tutto si regge su questa convinzione. Ci sono scadenze, obiettivi, KPI, deliverables…tutto è una pietra d’appoggio verso qualche grande traguardo da raggiungere.
Sono cresciuto con questa visione lineare del mondo. E ogni volta che l’ho seguita, il sistema mi ha premiato—dagli insegnanti a scuola alle aziende che mi hanno dato i primi lavori. Più agivo secondo quel codice, più mi davano la carota.
E adesso, basta carote.
Ci vedo bene.
Due modi di affrontare il mondo
Il saggio agisce senza fare nulla,
insegna senza dire una parola.
Le cose sorgono, ed egli le lascia venire;
le cose svaniscono, ed egli le lascia andare.
Ha, ma non possiede;
agisce, ma non si aspetta nulla.
Quando il suo lavoro è compiuto, lo dimentica.
Ed è per questo che dura per sempre.
– Dao De Jing, Capitolo 2
Perché scrivere questa storia personale?
Perché pubblicarla?
Perché inviarla agli amici?
Trovo che ci siano due modi di affrontare le cose al mondo.
Uno è di natura maschile. Fai qualcosa per una ragione, aspettandoti un risultato specifico. Agisci con uno scopo e punti a un esito. E spesso, nella mia vita, quell’esito era legato al desiderio di aiutare, ispirare, connettere—cose nobili, sì—ma comunque radicate nella direzione, nell’intenzione, e quindi nel controllo.
Il pericolo di affidarsi solo a questo approccio maschile è che si finisce per attaccarsi al risultato. Se fai qualcosa “per” e il risultato non arriva come previsto—soffri. Ti senti deluso, svuotato. L’ho provato molte volte. E stava rendendo la mia vita insopportabile.
Non importava quanto facessi,
né quanto grandi
fossero i miei successi,
non era mai abbastanza.
Non mi sentivo mai appagato.
Poi c’è l’altro modo.
Più femminile, forse. O semplicemente più fiducioso. Non si muove verso qualcosa—si muove con qualcosa. Agisce non perché cerca un risultato, ma perché in quel momento è ciò che sente giusto.
Quando entri in un territorio sconosciuto, hai delle scelte. Può forgiare un attrezzo e aprire un sentiero nella giungla, con la sola forza della tua volontà e del tuo intelletto.
Oppure puoi trovare un tronco che galleggia nel fiume, aggrappartici forte, seguirne la corrente e vedere dove conduce.
Scrivi, o condividi, o crei—
non perché speri di “avere un impatto,”
di cambiare la vita di qualcuno, ma
perché è ciò che la tua anima
ti chiede in questo momento.
Senti che è la cosa giusta da fare.
E questo basta.
Forse aiuterà qualcuno. Forse si diffonderà in modo silenzioso e magnifico, senza che tu ne sappia mai nulla. O forse no. In ogni caso, l’atto è completo nel momento stesso in cui si compie.
Questa è la bellezza dell’arrendersi. Lasci andare il bisogno di prevedere, smetti di gestire la vita come un progetto con delle scadenze, e ti affidi al fatto che, se davvero è allineato, ciò che deve accadere—accadrà.
Un modo è a misura d’uomo, logico, che si apre la strada con la forza della volontà, affamato di certezze, ma spesso deluso.
L’altro è a misura divina, intuitivo, a proprio agio nell’incertezza, e lascia che la magia emerga.
Un modo è fatto di controllo.
L’altro—di resa.
Il prezzo della ricompensa
Non voglio denigrare completamente la via maschile. Le devo molto. Mi ha permesso di restare vivo fino ad oggi. Grazie a lei, ho saputo difendermi e proteggere le persone e gli ideali a cui tengo. Mi ha permesso di acquisire grande conoscenza del mondo fisico, sicurezza finanziaria e il rispetto di alcuni miei pari.
Di questo, sono grato.
Ma vivere solo in questo modo mi ha lasciato completamente vuoto dentro, colmo di insoddisfazione e di un nugolo di paure esistenziali, paralizzanti.
E quel giorno, ho capito che era necessario aprirmi a qualcos’altro. Lasciar entrare un po’ più di caos, permettere al flusso di muoversi, lasciar andare tutta quella struttura e linearità. Aprire la mia vita all’ignoto, a ciò che non posso controllare.
Sono stato abbastanza a lungo nella giungla, armato di machete.
Ora è tempo di seguire il fiume.
La magia non segue mai un piano
Tutto ciò che custodisco nel cuore non è nato da una visione lineare, fatta di obiettivi e risultati. Non è venuto da un piano, da aspettative, né da un’esecuzione ben congegnata. È nato dal vivere in verità con ciò che sentivo nel cuore.
Le cose più belle che mi siano mai accadute, gli incontri con le persone che contano, le relazioni che porto nel cuore e che mi riempiono d’amore—sono nate tutte senza un piano, senza un motivo, senza una spiegazione.
Sono accadute come la magia.
Ho fatto ciò che sentivo giusto—anche di fronte alla confusione, al ridicolo o all’opposizione più aperta.
A volte ho sofferto per questo. Ma col tempo, questa scelta di seguire la mia intuizione ha dato frutti così deliziosi che nessuna mano potrebbe coltivare, nessuna bocca potrebbe raccontare, nessuna mente potrebbe comprendere.
Se questo non risuona con te…
So bene che per alcuni di voi, queste parole avranno poco senso.
Di cosa cavolo sta parlando?
Quando arriverà al punto?
Se è così che ti senti, va bene. Forse non è il momento giusto per te per leggere queste parole. Il tasto per disiscriverti è a un solo clic di distanza. Ma prima… lascia che la tua mente si fermi un istante.
Cosa ti dice il cuore?
E la tua intuizione?
Hai una scelta. Puoi lasciare andare le aspettative, anche solo per un attimo, e provare. Vedi dove ti porta.
Potrebbe condurti dove meno te lo aspetti—e forse è proprio lì che devi andare.
Ma ti avverto:
roba strana in arrivo!
La verità di qualcuno
sembra sempre un po’ strana,
imperfetta, ruvida.
Ma più è vera,
più riesce a smuovere
qualcosa dentro.
Nell’era di internet, dove in tanti si affannano a mostrare una versione perfetta di sé—sempre belli, felici, brillanti e nel giusto—io scelgo la via di mezzo, quella reale, quella grezza.
Confido che le mie parole—come semi di un soffione portati da una forza invisibile—trovino prima o poi un terreno fertile da qualche parte, e un giorno, magari, diano frutto.
Ma questo non spetta a me.
Affrettandoti ad agire, fallisci.
Cercando di afferrare le cose, le perdi.
Forzando il compimento di un’opera,
rovini ciò che stava per maturare.
Per questo l’uomo saggio
desidera essere libero dal desiderio.
Si limita a ricordare agli uomini
chi sono sempre stati.
Assiste le cose nel loro sviluppo naturale,
ma non osa interferire.
— Dao De Jing, Capitolo 64
Noto con piacere che iniziamo a scrivere con il linguaggio del Cuore, sede della scintilla divina, sede di quell'elemento soprannaturale che è sepolto in ognuno di noi. Mi riferisco a quello che un tempo veniva chiamato il vero "Intelletto" in quanto possessore di facoltà sovra-razionale o per meglio dire possessore di facoltà universale anzichè individuale (quest'ultima posseduta dalla mente con il suo complesso psico-mentale).
Bene cosi e avanti tutta in questa direzione!!
In alto i cuori
Marco
credo (inizio sempre un commento con la minuscola, per me questo significa "continuare" e mai "iniziare" un pensiero, una considerazione) che quello che stai vivendo, è frutto delle tante esperienze vissute.
Io ho quasi 55 anni (non che l'età conti) e posso affiancarmi al tuo stato di essere attuale. Hai descritto bene come ti senti e, questo, rispecchia anche la mia realtà.
Ho sempre inseguito obbiettivi, finanziari e professionali e, anch'io come te, mi sono svegliato da un mondo effimero. Ho capito che tutto ciò che ci circonda è ben altro!
Meglio tardi che mai, il mio unico pentimento è il fatto di non averlo capito prima.
Credo che sei sulla strada giusta per ottenere una vita appagante e piena di soddisfazioni.
Buone cose.
Maurizio.