[1] Perché sono sparito per tre anni
Sembrava andasse tutto al massimo: autore best-seller, programma su Rai1, amici, viaggi, aziende profittevoli e un club per investitori. In realtà, soffrivo in silenzio, finché non arrivò il crollo.
(Tempo di lettura: 10 min)
Se stai leggendo queste parole, significa che sono trascorsi tre anni dall’ultima volta che le nostre vite si sono incrociate.
Tre anni di silenzio, in cui mi sono ritirato dalla scena pubblica, avvolto in un mistero che non ho avuto la forza di dissolvere.
Fino ad oggi.
In tanti mi hanno cercato. Alcuni con una domanda semplice: “Stai bene?” Altri, più insistenti, volevano sapere quali progetti stessi tramando, quale nuovo sentiero stessi percorrendo, e soprattutto perché fossi sparito così all’improvviso, senza una parola, senza un addio. Forse mi hai scritto anche tu. Se è così, ti ringrazio.
La verità è che non avevo le parole per raccontarlo.
Come potevo spiegare il perché, da quello che appariva come l’apice della mia carriera, desiderata da tanti, io abbia deciso di svanire, dissolvendomi come un soffio nell’aria, senza lasciare traccia?
Tutto pareva perfetto
Visto da fuori, vivevo una vita idilliaca, a cui molti aspirano.
Avevo una bellissima ragazza e amici sparsi per il mondo. Viaggiavo ovunque desiderassi, dagli Stati Uniti al Sudafrica, attraversando continenti per partecipare a eventi straordinari: il caos magnetico di Burning Man, l’energia pulsante dei rave, i mondi nascosti dei festival underground.
Passavo dai riflettori dei palchi ai grandi schermi dei convegni e delle televisioni, fino alle sale conferenze gremite di volti attenti e curiosi, venuti ad ascoltare la mia visione del mondo.
…tutto sembrava andare alla grande.
Avevo dato vita a imprese fiorenti,12 investivo in startup e scrissi tre libri, uno dei quali divenne un best-seller internazionale di cui parlavano tutti, dalla BBC al Wall Street Journal, fino alle testate giapponesi.
Collaboravo con colossi dell’industria come Google, Lufthansa, IBM e prestavo consulenze a istituzioni di prestigio come la Intelligence Unit dell’Economist, il governo italiano e la Policy Unit dell’Unione Europea.
…ma cosa mancava?
Curavo una rubrica fissa a Codice, un programma di Rai1, seguito da milioni di spettatori. Centinaia di migliaia di persone mi ascoltavano e mi seguivano sui social.
E poi gli inviti, costanti, a prendere parte a centinaia di eventi in tutto il mondo, dalla NASA in California a università prestigiose, da San Paolo in Brasile fino alla Bocconi di Milano.
Amici. Fama. Successo.
Visto da fuori, avevo tutto
ciò a cui la gente aspira.
Ma dietro a tutto ciò,
io soffrivo in silenzio.
Mi sembrava di essere appagato, eppure dentro di me sentivo un richiamo che non potevo ignorare, un senso di responsabilità che andava oltre le mie ambizioni, oltre la mia stessa vita.
Affrontavo temi che toccavano le radici profonde dell’esistenza: la nostra missione nella vita, che futuro costruire, e la necessità di trovare un equilibrio con la Terra. Creai il Movimento Zeitgeist in Italia e fui tra i primi attivisti di quello che sarebbe poi diventato il Movimento 5 Stelle. Mobilitai migliaia di attivisti per anni. Eppure, entrambi mi lasciarono un’amara disillusione. I valori in cui credevo vennero traditi, corrotti, e la leadership si rivelò distante dagli ideali che avevano ispirato il mio impegno.
Mi esposi senza riserve, mettendo tutto ciò che ero e che avevo sul piatto. Misi in gioco i miei risparmi, la mia immagine, la mia energia, il mio tempo. Ogni rischio che altri avrebbero considerato folle, io lo presi su di me. Affrontai l’incertezza finanziaria, i pericoli legali, e quell’usura invisibile che consuma chi si getta senza rete in un’impresa più grande di sé stesso. Mi sentivo come Don Chisciotte, combattente solitario contro un mondo indifferente, armato solo della mia convinzione e del mio ideale.
Perché questo sacrificio, questa ostinazione?
Cosa volevo dimostrare?
Mi ripetevo che lo facevo per il mondo, per costruire qualcosa di migliore. Tanti dicono di voler fare del bene, parlano di avere un impatto positivo. E quanti, davvero, mettono in gioco tutto? Quanti rischiano il proprio denaro, la propria reputazione, la propria vita per un’idea?
Io lo facevo.
Ogni briciola del mio tempo, ogni stilla della mia energia, le consacravo a questa missione. Eppure, dentro di me, cresceva un’ombra. Il peso di questa missione, unito alla corruzione e alla disillusione che trovavo nel mondo, finì per logorarmi. Lentamente, senza rendermene conto, iniziai a spegnermi. Dentro, qualcosa si spegneva. Un’erosione silenziosa, invisibile, ma inarrestabile.
lo stavo facendo davvero per il mondo?
O era il mio stesso cuore, ferito e insicuro, che cercava un riscatto?
Provavo un dolore costante, paralizzante, che cercavo di allontanare con il lavoro, facendo sempre più cose, cercando di dimostrare a me stesso e agli altri che ce la potevo fare. A fare cosa però? Non lo sapevo.
Nella mia confusione, travolto dalla smania di lasciare un impatto positivo sul mondo, mi gettavo in qualunque impresa, correndo senza tregua, spingendo il corpo e la mente ai mille all’ora. Non trovavo il coraggio di fermarmi, di rallentare, di guardarmi dentro e ascoltare il tumulto che si agitava in me.
Iniziai ad avere per la prima volta attacchi di panico. E poi crebbero, fino a diventare una costante giornaliera. Passavo ore paralizzato, terrorizzato, sul letto, incapace di far nulla se non respirare profondamente e attendere che quell’incubo passasse.
E poi, tornavano. A volte con una parola, un messaggio ricevuto, o anche senza un motivo apparente. Il peso dello stress e del dolore crebbe a tal punto da spingermi al limite, una soglia silenziosa oltre la quale non potevo più fingere di reggere. Affrontai sfide che scossero le fondamenta della mia esistenza, costringendomi a riconsiderare ogni cosa.
Guardai la morte negli occhi più volte, camminai nell’ombra della depressione, assaporai l’amaro del fallimento e, in un momento di abisso, contemplai persino l’idea di porre fine a tutto.
Poi, un giorno, accadde qualcosa di straordinario, e la mia vita cambiò per sempre
In quell’istante compresi che la vita che stavo vivendo non mi apparteneva. Era una menzogna, una costruzione fragile e artificiosa, eretta per dimostrare qualcosa agli altri.
Così abbandonai ogni cosa, e scomparvi nel silenzio per tre anni.
Cosa può spingere un uomo, all’apice della carriera e del successo, a voltare le spalle a tutto, senza rimpianti, senza esitazioni?
È difficile immaginare come tre anni fa avrei potuto comprendere lo stato in cui mi trovi oggi, sul crinale del quarantesimo anno di vita, con lo sguardo ancora di un fanciullo, ma con il peso di una coscienza che ha passato sofferenze che, anche se prese singolarmente, sarebbero sufficienti a spezzare un uomo.
La lingua, ahimè, riduce l’infinità della coscienza a semplici segni, che rappresentano pensieri, o talvolta, seppur raramente, emozioni, ma mai cattura l’essenza pura e senza filtro dell’essere. Consapevole di questa limitazione, più della mia inadeguatezza che dell’italiano, forse la più nobile tra le lingue mortali, scelta dal sommo poeta, mi accingo quindi a descrivere, per quanto possibile, alcuni pensieri, emozioni e storie, nella speranza che un bagliore di quell’essenza che sento dentro possa in qualche modo viaggiare magicamente dal mio interno alla superficie ruvida queste pagine, che sia per il mio diletto nello scrivere, o per il tuo nel leggere.
Questi tre anni sono stati, e lo sono ancora, trasformativi.
Mi ritirai in una reclusione quasi ascetica, lontano dal mondo che conoscevo, e trovai rifugio per il mio corpo stanco, battuto, e la mia anima sconvolta, appesati dai traumi accumulati per tre decenni, come un viaggiatore che senza sosta porta con se bagagli sempre più pesanti, aggiungendone senza mai liberarsene, finché un giorno la povera schiena si spezza e cede, lasciandolo inerme sul ciglio della strada.
All’inizio di questo percorso, ancora un ragazzo, maledissi le sventure che mi colpirono. Ora, con il senno di un uomo, le guardo con occhi nuovi, e le riconosco per ciò che realmente fossero: una benedizione.
Queste sventure mi fecero il dono più grande che un uomo possa desiderare
— LA LIBERTÀ SUPREMA.
Quella dalla prigione più spietata e violenta, più insidiosa e crudele, la prigionia della mente e dei pensieri, dei desideri e delle emozioni non comprese, delle reazioni non coscienti, di cui tutti noi siamo schiavi, e di cui alcuni sventurati hanno la fortuna di scoprire.
Scrivo queste parole con il senno di un uomo che ha finalmente visto le sbarre di questa prigione invisibile, ma ancora lontano dal distaccato sguardo di un illuminato, che realizza nella sua interezza l’illusione totale, che la prigione è essa stessa un’illusione… ma sto anticipando i tempi. Ti prego di perdonare, o perché no di trovare diletto in, questa mia umana impazienza a cui ancora sono affezionato, come un vecchio amico che si rifiuta di crescere, ma che accetti e a cui vuoi sempre bene, e torniamo sui passi del nostro cammino.
Mi permetto di dire nostro, seppur sia il mio, perché leggendo queste mie parole, così intime, così vulnerabili, ti sei reso compagno o compagna di un nuovo viaggio che intraprendiamo insieme, e dal quale ne uscirai cambiato. Non posso sapere in che modo, perché questo cammino è il tuo, non il mio. Ciò che hai scelto di accogliere, di ascoltare, non appartiene alla mente, ma a uno spazio più profondo, che pochi osano abitare, e che tu, prendendoti il tempo per leggere queste righe, hai scelto di esplorare. Nessuno può prevedere l’effetto che queste parole avranno su di te, ma mi rallegro che tu abbia scelto di farlo, di prenderti una pausa dal caos frenetico della cosiddetta vita moderna, e di entrare in uno luogo dove le pulsioni e il richiamo delle ricompense immediate non trovano spazio, un luogo dove il tempo si dilata, e l’essenza delle cose può finalmente emergere.
È una storia intima, personale.
Una trama intessuta prima di sofferenza e tragedia, e poi di gioia, compassione e amore, che le parole faticano a raccontare. Un viaggio che passa attraverso la morte per approdare alla rinascita. Una storia vera, nuda, grezza, capace di toccare le profondità dell’animo e di esporre ogni cosa, senza veli, senza riserve.
Questi ultimi tre anni sono stati una straordinaria avventura, un sentiero che mi ha condotto a lasciare tutto alle spalle: ho chiuso i miei business, rinunciato ai viaggi, alle consulenze sontuose e agli inviti alle conferenze, ho sciolto il legame con la mia compagna e abbandonato il luogo che chiamavo casa.
Mi sono infine trovato a guardare negli occhi quei traumi e quelle paure che per anni avevano paralizzato il mio spirito, e a percorrere il lungo cammino verso la loro guarigione.
Questo mi condusse a intraprendere una nuova avventura, un viaggio interiore che mosse i primi passi nella terra oscura della depressione, cercando con fatica uno spiraglio di luce nel buio.
Da quel varco esile, trovai la strada verso un risveglio spirituale, un lavoro profondo di guarigione, che mi condusse, infine, alla rinascita.
È stato, e ancora lo è, un viaggio colmo di sfide, arduo. Procedevo a tentoni, senza sapere cosa fare, dove andare, a chi affidarmi. Sbattei la testa in ogni direzione, innumerevoli volte, inciampando in errori che sembravano moltiplicarsi a ogni passo. A tratti mi pareva di barcollare nel buio, privo di una guida, privo di una meta.
Eppure, a piccoli passi cominciai a scorgere un cambiamento. Imparai a essere più compassionevole verso me stesso, a guardare i miei errori e i miei fallimenti non come nemici, ma come insegnanti.
Abbassai il frastuono incessante della mente, spegnendo i pensieri ossessivi, i giudizi implacabili. E quando il silenzio cominciò a farsi strada, trovai il coraggio di ascoltarmi davvero, di aprire il cuore a me stesso, e quindi, anche agli altri.
Fu questo percorso a condurmi a una svolta radicale. Si spalancarono porte, sia dentro che fuori di me, porte che non sapevo nemmeno esistessero. E oltre quelle soglie scoprii mondi così straordinari, così luminosi, che nemmeno i miei sogni più arditi avrebbero potuto immaginarli.
Questo viaggio straordinario mi portò a esplorare le profondità dell’animo, vivere in reclusione ascetica, partecipare a ritiri che hanno dell’incredibile, essere parte di eventi magici che la scienza fatica a spiegare, vivere come un monaco buddista in monastero in Tailandia, raggiungere consapevolezze e provare emozioni che non immaginavo potessero esistere.
Oggi, dopo tre anni, scrivo queste parole con forza e quieta determinazione, ma soprattutto con una pace interiore che sembrava irraggiungibile, lontana anni luce dalla morsa di sofferenza e disperazione che mi ha avvolto per lungo tempo, portandomi a un passo dal farla finita.
Non avevo la minima idea di ciò che sarebbe accaduto. Né di quanto devastante sarebbe stato il crollo. Non ero pronto. Ma la vita ha modi curiosi di insegnarti ciò che devi sapere, di offrirti ciò che serve, non ciò che desideri. A volte, questo dono assume la forma di uno schiaffo così violento da lasciarti senza fiato. A volte, ti annienta.
Ciò che ero stato fino a quel momento, tutto ciò che avevo costruito con ostinazione e sforzo, le vittorie esteriori, i riconoscimenti ottenuti, non erano nulla in confronto al viaggio interiore che mi aspettava.
Ma di questo ti parlerò la prossima volta. Perché questo, tutto ciò che ti ho raccontato fino ad ora, non è che il preludio. Il vero racconto inizia ora. Se vorrai percorrere questo cammino con me, lo scoprirai nel prossimo capitolo.
Nelle settimane avvenire pubblicherò la storia effettiva del mio viaggio, ancora in divenire. “Innamorato della vita” è il nome che ho voluto dare a questo diario, perché racchiude l’essenza di ciò che scoprii in quel giorno fatidico che sconvolse ogni cosa, trasformandola. Da allora, questa scoperta mi accompagna come una corrente sommersa, silenziosa e incessante, che attraversa ogni istante, ogni respiro delle mie giornate.
Da allora ho abbracciato il momento e la magia della vita. Vivo ogni giorno come se fosse l'ultimo. Mi chiedo ogni mattina:
Se questo fosse il mio ultimo giorno, sarò fiero di come lo vivrò?
Se già non lo fai, leggendo questa storia, mi auguro che un giorno lo farai anche tu.
–Fede
🧘🏼 💛 🤸🏼
La scuola, Mavericks, è ancora disponibile come corso online (qui la pagina di login).
Nutrimaris, un progetto di Omega-3 di nuova generazione per la salute delle persone, in cui credo, e che mi ha aiutato a risolvere un grosso problema di salute che mi attanagliava da anni. Adesso, sono felice di annunciare che questo progetto sta iniziando a fiorire e mi auguro potrà aiutare anche altre persone 🌸
Io sapevo perfettamente dove eri…
Esattamente dove dovevi essere per ritrovarti faccia a faccia con la sorgente della vita. E l’hai vista! Lo so… perché l’ho vista anche io e c’eri anche tu. Caro fratellino, ben tornato a casa. Ci incontreremo di nuovo, ne sono certo!
Ti abbraccio.
Indossavi una maschera che non era tua e gli attacchi di panico te l'hanno fatto vedere.
Fai ciò che ti piace. Non devi performare, non devi dimostrare nulla a nessuno, tanto meno ai tuoi cari.
Sii ciò che vuoi essere e lascia andare il tuo passato.
Gioca.
Fai ciò che ti piace.
Sii leggero.
Non ti serve un like per essere un uomo. Quella é solo apparenza, il non essere... Ma tu sei.
Quindi, amati.
Un caro saluto!